G. Battista Nazzaro

Home / G. Battista Nazzaro

Battista Nazzaro è nato a Montesarchio (BN) il 2/10/1933. Fu un bimbo precoce negli studi forse perché, a cinque anni, portava già gli occhiali la qual cosa gli dava l’aria di un dottorino. Quando nel 1939 iniziò a frequentare la scuola pubblica sapeva già leggere e scrivere correntemente. Promosso in seconda con splendidi voti, dopo pochi giorni di scuola, si mise a letto con la nefrite e, per complicazioni varie, vi rimase fino agli inizi della primavera successiva, tardi ormai per recuperare l’anno perduto, sicché dovette ripetere la seconda nella classe del fratello. Fu in questo periodo che avvertì per la prima volta una sorta di angoscia profonda, anche a causa dell’apertura delle ostilità belliche e del buio causato dai vetri schermati di balconi e finestre per l’obbligatorietà dell’oscuramento (1940), alleviata soltanto dai libri che il padre riusciva a procurargli e che sfogliava avidamente.
Nel 1943, le scuole furono chiuse molto in anticipo a causa dei bombardamenti e dello sfollamento. Anche la sua famiglia lasciò il paese e si rifugiò in campagna. Nel 1945, fu portato in collegio dai salesiani a Torre Annunziata, dove rimase due anni. Da qui fu parcheggiato poi in quello dei frati minori di Airola, da dove fu cacciato nel dicembre del 1948, reo d’aver scritto un paio di lettere ad una ragazza e di avere fra i suoi libri alcuni romanzi di Dostojevskij.
Tornato a casa, disorientato e umiliato abbandonò la scuola, ma continuò nelle sue forsennate letture, aiutato dai prestiti degli amici, ma soprattutto dalle Biblioteche Popolari istituite nel dopoguerra e dalla frequentazione di quelle dell’USIS, centri di lettura istituiti dagli americani in quasi tutte le città italiane per diffondere la loro cultura e ideologia.
Nel 1950, conseguì da privatista la licenza della Scuola Media Inferiore e iniziò a frequentare il locale Istituto Magistrale. Prese il diploma nel 1955. S’iscrisse quindi al Corso di Servizio Sociale da poco istituito a Caserta, ove ebbe la possibilità di ascoltare le lezioni di psicologia del prof. Luigi Galdo, ormai già vecchio, e quelle di un giovanissimo Aldo Masullo. Al primo deve l’iniziazione ai testi di psicoanalisi e del manuale specialistico di E. Glover e di quello del cattolico Giuseppe Nuttin; al secondo, invece, deve la lettura dei Minima moralia di T.W. Adorno, della Psicologia della visione del mondo di Karl Jaspers, del Pensiero dei primitivi e dei Quaderni di L. Lévy-Bruhl, de Il mondo magico di E. De Martino. Svolgeva, intanto, una intensa attività politica che lo portò a percorrere le strade della Campania in lungo e in largo. La riflessione sugli eventi del dopoguerra e la ricerca della storia dei partiti politici italiani lo portarono man mano ad avvicinarsi alla sinistra politica e verso la lettura dei testi gramsciani e quelli più direttamente marxisti.
Bisognoso di lavoro, nel 1959 decise di partecipare al concorso magistrale che vinse al primo tentativo. Divenne così un maestro elementare, professione che non volle mai più abbandonare. Si trasferì pertanto a Napoli, sede dell’insegnamento, dove fissò la propria residenza. Alla prima riunione sindacale cui partecipò conobbe Pellegrino Sarno e ne divenne amico. Nel 1961 sposò Maria, dalla quale ebbe tre figli: Cetty, Antonio e Luca.
In quel decennio le sue frequentazioni culturali in città si fecero molto intense, così come le letture. Inoltre contrasse un’amicizia lunga e produttiva con Antonino Russo, venuto a Napoli dalla Sicilia, in seguito al concorso; e poiché per anni ed anni insegnarono entrambi nella stessa scuola, intensi furono anche gli scambi culturali. Insieme presero a frequentare la Saletta Rossa della Guida, partecipando a quasi tutte le manifestazioni del sabato sera. Qui conobbero Achille Bonito Oliva e i componenti del languente ”Operativo 64” e, insieme s’impegnarono a trasformarlo in un gruppo interdisciplinare di ricerca. Furono gli anni, questi, in cui Nazzaro intraprese molte letture filosofiche e di linguistica strutturale a cominciare dal formalismo russo per approdare, poi, nell’antropologia di Levy-Straus e nella linguistica generativa di Noam Chomsky. Nel 1965 conobbe Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini e Antonio Bueno e s’impegnò attivamente nella produzione di poesie visive e tecnologiche nell’ambito del “Gruppo ‘70”.
Dopo le sfuriate giovanili del ’68, s’impegnò con altri (Striano, Moriconi, Orsini, ecc.) nella riorganizzazione del Sindacato Nazionale Scrittori a Napoli. Nel 1972 partecipò poi, con Franco Cavallo e Antonio Testa al progetto di fondazione della rivista “Altri Termini”. Conobbe  Sergio Lambiase e, con questi, assieme a Dario Spera, progettarono la rivista “Es.”, della quale uscirono ben quattordici numeri. Intanto aveva pubblicato Introduzione al futurismo (1973) e conosciuto Glauco Viazzi (alias Jusik Achrafian) col quale ebbe profondi rapporti di amicizia e che entrambi coinvolsero nel progetto della rivista. A Glauco deve il suo amore per le opere poetiche e saggistiche di Giampietro Lucini, l’interesse per il simbolismo italiano, lo studio della poesia di Sinadinò e di Marrone e della narrativa di Paolo Valera. Nel 1975 partecipa, a Como, al convegno organizzato dalla Biblioteca Comunale su quest’ultimo autore e conobbe Giancarlo Vigorelli col quale intrecciò solidi rapporti, collaborando poi alla sua “Nuova Rivista Europea”; nel 1976 partecipò invece al convegno organizzato ad Alessandria e San Salvatore Monferrato su Igino Ugo Tarchetti e la Scapigliatura. Nel 1980 muore Glauco Viazzi e il Nazzaro, con l’amico Sergio Lambiase, cura la pubblicazione della sua inedita antologia poetica dedicata ai simbolisti italiani che uscì con Einaudi in due volumi nel 1981. Quindi partecipa ai convegni sul futurismo organizzati rispettivamente a Ravenna (1984), a Venezia (1985) e a Napoli (1990). In questo periodo collabora all’iniziativa di Ezio Godoli per la pubblicazione di una Enciclopedia del Futurismo.
Nel 1989 conosce Alessandro Carandente e più tardi, con lui, partecipa alla redazione della rivista “Oltranza”, diretta da Ciro Vitiello. Dopo appena tre numeri, cessate le pubblicazioni, confluisce con Franco Capasso e Stelio M. Martini in “Secondo Tempo”, dove si leggono suoi interventi, in versi o in prosa. D’allora tutte le sue energie sono rifluite in questa iniziativa con lavori di approfondimento e di scavo critico per una più giusta definizione storico-culturale del Secondo Novecento, periodo trascurato fino ad oggi della cultura accademica, impegnata solo a diffondere i soliti luoghi comuni definiti altrove dalle ideologie dominanti.
È morto a Napoli il 4 febbraio 2024.