Franco Capasso

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Franco Capasso è nato a Ottaviano, un paesino ricco di storia alle falde del Vesuvio, (Napoli) il 20 febbraio 1934, da Michele (1904-1956), commerciante di prodotti alimentari (salumeria, panificio…), e Annunziata Michelina (1913-1996), casalinga che aiutava il marito nella conduzione dell’esercizio familiare. Definirà il genitore, uomo ‘parco di parole’; e scriverà poi “Mio padre non riusciva a tirar fuori che pochi monosillabi”. È il secondo di cinque figli: Giuseppe (1932), il primogenito, eserciterà la professione di medico, Felicetta (1936), insegnante di Italiano e latino nei licei, Enzo (1939-2002), l’avvocato e Gino (1944) che diventerà rappresentante di commercio al seguito del fratello poeta. Trascorre l’infanzia derelitta. Compie studi alquanto irregolari e la sua formazione ha carattere prevalentemente autodidattico. Dopo le scuole elementari e medie, si scrive poi all’Istituto magistrale, ma non conseguirà mai l’abilitazione. È inquieto e conduce una vita abbastanza sregolata. Gioca al pallone, tira di boxe. Eccede in tutto, è smodato anche nel cibo tanto che si ammala di colite amebica ed è costretto per un periodo all’isolamento e a restare per mesi a letto: avendo molto tempo a disposizione, non fa che leggere e leggere per giornate intere. Nasce alla poesia in questo periodo e attraverso la scorciatoia della malattia, con i segni profondi della malattia. Assapora la sofferenza e l’indigenza. Non mancano le incomprensioni e i litigi in famiglia. Un giorno scappa di casa, va a Roma ma la fuga dura poco: è debole e ritorna dopo una settimana pensando al padre ammalato. In un autoritratto in versi, sarà alquanto impietoso, definirà se stesso maschera deforme, strabico, dall’andatura goffa; e psicologicamente sottomesso, debole, subordinato.
Nel 1957 conosce Anna D’Errico con cui si sposa nel 1965; dopo pochi anni ad Ottaviano, i due vanno ad abitare in una casa appena comprata al quinto piano in via Giacomo Matteotti 8 a Boscoreale (Napoli). Nascono Michele (1967) e Gianluca (1973) che oggi ha ereditato l’attività del padre. Ogni lunedì mattina prepara la valigia e parte alla guida di una mercedes bianca, percorrendo per vent’anni il solito tragitto, farà rientro in famiglia il venerdì sera. All’inizio dorme in albergo, ma poi fitterà un piccolo appartamento a Terracina (LT). Qui, in via Abruzzo 7, sul lungomare si trasferirà in seguito con la famiglia, dapprima solo d’estate, poi definitivamente. Infine comprerà una casa più grande in via delle Arene 232.
All’inizio degli anni Settanta conosce Ciro Vitiello con cui va a trovare il poeta Franco Cavallo che allora abitava ancora a Marano (Napoli) e qualche anno dopo pubblica col nome Francesco alcune poesie su Altri Termini, la rivista di punta dell’avanguardia napoletana fondata da Cavallo. Nel 1975 è, a Roma, alla galleria d’arte La tartaruga, conosce Sebastiano Vassalli e Raffaele Perrotta, con cui, nonostante la distanza, rimarrà legato fino alla fine. Entra così a far parte della redazione di Pianura, rivista diretta da Vassalli. Pubblica nel 1976 Punto barometrico, il suo primo libro che ha un successo di critica immediato. Il volume ottiene numerose recensioni e tutte positive. Nel 1979 esce Germinario con la piccola o appartamentocasa editrice Altri Termini. In quarta di copertina è annunciato Recensioni in versi, un libro che non sarà mai pubblicato interamente. Partecipa in estate a Castelporziano al Primo Festival Internazionale dei Poeti e poi a quello della Poesia Italiana a Frascati. È la stagione degli assessori d’assalto che nutrono l’utopia di far uscire la poesia dal libro. Intanto ha già subito la prima operazione, durante la quale gli è stata asportata la colecisti. Nonostante le complicazioni, si riprende subito.
Nel 1980 vede la luce la plaquette Il segno e l’incisione con Il Bagatto di Bergamo. Fonda il Premio Nazionale di Poesia <<Città di Ottaviano>>, che avrà una sola edizione e sarà assegnato a Edoardo Sanguineti. Partecipa al 1° Festival internazionale di poesia della voce e del corpo che si tiene sulle terrazze del Castel dell’Ovo. E a settembre del 1981, sempre nell’ambito di Estate a Napoli, a perverso controverso, 2° Festival Internazionale di Poesia a cura di Matteo D’Ambrosio.
Nel 1983 è vittima di un episodio abbastanza increscioso. Accusato da un pentito come presunto camorrista, è costretto alla latitanza finché non si chiarirà che si tratta di un caso di mera omonimia.
Escono sul primo fascicolo della terza serie di Altri Termini Tredici poesie e poi con la casa editrice omonima, il volume Orme sul lago salato.
Nel 1985 pubblica Febbre con Ripostes. All’università di Salerno aveva in precedenza conosciuto Rubina Giorgi che gli scriverà la postfazione. Nel 1991 è la volta di Storie di vita con ripiani. Ancora con Ripostes nel 1993 pubblica Natàlia. Intanto figura nella redazione della rivista Oltranza, diretta da Ciro Vitiello. L’esperienza sarà fallimentare; usciranno solo tre fascicoli in due anni (1993-1994).
Nel 1997 entra a far parte della redazione di Secondo Tempo, diretta da Alessandro Carandente e edita dalla Marcus Edizioni. Su questa testata quadrimestrale appariranno fino al 2006 numerosi testi inediti e saranno pubblicati alcuni articoli critici sul suo lavoro poetico.
Nel maggio del 1998 partecipa al Festival di poeti in occasione delle celebrazioni per il Secondo Centenario della Nascita di Leopardi, promosso dal Comune di Torre del Greco.
A maggio del 1999 un violento incendio gli brucia la casa. Mobili, libri, quadri e affetti più cari vanno in cenere. La perdita è irreparabile; vanno in fumo circa diecimila volumi e intere stagioni poetiche. Davvero tocca i termini della disperazione. Nascono le Poesie del fuoco (Marcus Edizioni, 2000). Per questa raccolta riceverà nel 2002 il Premio in memoria di Elio Filippo Accocca, fuori giuria, a Sabaudia. Nel 2003 con Fermenti di Roma pubblica la silloge Miraggi con sei tavole di Piero Raspi.
In estate del 2004 è ricoverato in una clinica a Pompei. Convalescente fa chemioterapia, ma si riprende. È di nuovo in giro; il 9 settembre partecipa con la redazione al completo alla presentazione di Secondo Tempo, che si tiene a Quarto (NA); arriva in macchina con la moglie Anna, Alfonso e Renata Malinconico. Durante l’esposizione dei pittori che hanno illustrato la rivista, conosce Ruggero Guarini, intervenuto come ospite d’onore alla serata. A novembre, ancora con la Marcus esce Dei colori. Sarà l’ultima raccolta pubblicata in volume.
L’8 gennaio del 2006 è di nuovo ricoverato a Pompei, dove sottoposto ad accertamenti, viene operato il 19 gennaio 2006, è a casa per un breve rientro, ma troppo debole, è riportato d’urgenza in clinica, dove è assistito dalla moglie Anna, e alimentato per via indiretta. La prognosi è infausta. Riceve la visita e le telefonate di molti amici e familiari durante questo periodo. Parla poco, ha un filo di voce, farfuglia e respira a fatica. A letto si abbandona alla stanchezza ed è un silenzioso cadere. La situazione precipita la sera del 21 febbraio, quando entra in coma. Durante la notte spira: sono le due meno dieci del 22 febbraio 2006.
La cerimonia funebre viene celebrata all’indomani nella fredda chiesa del Rosario a Ottaviano. Vi assiste una folla commossa, poi familiari ed amici lo accompagnano al cimitero, dove la salma è riposta nell’umido ipogeo della tomba di famiglia, fatta costruire dal nonno Giuseppe nel 1925.
Quella stessa mattina Francesco Durante sul Corriere del Mezzogiorno lo ricorda in prima pagina con questo titolo: Addio a Capasso, tutta una vita per la poesia.